Quatto anni senza Erwin -cavallopazzo- Stricker, si sentono. O, meglio, si sente il silenzio della sua mancanza. Quattro anni “pesanti”, in questo mondo dello sci che si lamenta, soffre, brancola nel buio e non trova idee per guardare al futuro. Colpa della crisi, questa la facile lettura della situazione. Ma sono sicuro che Erwin avrebbe altre opinioni e, soprattutto, troverebbe altre strade da battere. Lo spunto di questo anniversario, se il nostro mondo fosse onesto con sé stesso, potrebbe essere quello di guardarsi allo specchio, analizzare la situazione e gettarsi alle spalle la consueta routine di abitudini che ci ha condotto qui, senza sbocchi. Editori e giornalisti, per primi, dovremmo fare una seria autocritica e cercar dei capire il perché di una lenta, ma inesorabile agonia (la chiusura di “Sci” è l’ultima goccia), inseguendo esclusivamente il mercato e la pubblicità, dimenticandosi totalmente dei lettori. Erwin me lo immagino oggi, come la prima volta che lo invitai a Milano a conoscere il mio editore di allora, a Montebianco, dire in faccia a chiunque quello che pensa della situazione, senza giri di parole, senza ipocrisie. Delle volte vorrei avere io quel coraggio…