Gli sport outdoor, in natura, sono un’esperienza meravigliosa. Quando poi il palcoscenico è la montagna, tutto diventa più affascinante, talvolta più rischioso, ma sempre straordinariamente appagante. Per fare in modo che questa alchimia si realizzi nel modo migliore, e in massima sicurezza, occorre ben considerare il fattore “A”, le attrezzature indispensabili per camminare, correre, scivolare, arrampicare, navigare, volare, pedalare.
Si tratta di indumenti, calzature, strumenti, accessori, accomunati tra loro da un substrato di tecnicità che costituisce la vera essenza del prodotto stesso e evidenzia le differenze tra un modello e l’altro, tra un marchio e il suo concorrente. Saper riconoscere la quantità e la qualità di questa caratteristica è essenziale per operare le scelte più corrette e personalizzate sul piano delle performance, ma anche le più azzeccate dal punto di vista economico.
I test “da campo” sono la risposta ideale. Il vero problema è “testare il test”, vale a dire saper riconoscere la validità di un metodo, l’attendibilità dei testatori, l’onestà intellettuale di chi organizza e mette in atto le sessioni di valutazione. Da questo punto di vista ritengo che l’esperienza la passione e la “storia” delle persone siano fondamentali. Non ci si improvvisa “testatori”. Per arrivare a sentire ogni minima differenza di tenuta di uno sci, di ammortizzamento di una suola, di traspirabilità di una giacca, di ergonomia di un pantalone, di visione di un occhiale è necessario attingere ad un bacino di sensazioni, di esperienze, il più vasto possibile, frutto di centinaia e centinaia di test precedenti. Il cervello di chi esegue le prove deve passare in rassegna milioni di dati in tempo reale per poter dare un voto, una valutazione responsabile a quell’esatta sensazione che sta sperimentando facendo una curva, saltando su di un masso, affrontando una bufera o sudando copiosamente in salita. Ma non è tutto. All’ottimo testman sono richieste altre due attitudini importanti: la capacità di immedesimarsi nell’utente finale del prodotto, per poter esprimere giudizi comprensibili e allineati, e un rigoroso senso di responsabilità nei confronti del “mercato”, delle aziende che investono denaro e cervello nella produzione.
I risultati di un buon test, rigoroso, obiettivo, approfondito ma semplice, hanno una doppia valenza. Da un lato, sono l’unico strumento efficace a disposizione del consumatore attento e curioso per orientarsi all’interno di un mercato ampio e diversificato, dove la percezione del reale valore del fattore “A” risulta sovente difficoltosa, se non nebulosa. Dall’altro rappresentano una controprova, un utilissimo “benchmark” esterno per le aziende, un “terzo parere” che, se valutato onestamente e freddamente, fornisce agli sviluppatori di prodotto informazioni a conferma del proprio lavoro o preziosissimi input per correzioni, riallineamenti o, talvolta, vere e proprie inversioni di rotta.
Per chiudere, posso dire che, dopo più di due decenni di test “su carta”, il veicolo ideale per la circolazione dei risultati, delle valutazioni, proprio per la natura stessa delle informazioni, è oggi senza dubbio ed essenzialmente Internet. La fruizione rapida, intuitiva e interattiva dei dati è un imperativo, la possibilità di disporre dei contenuti in “mobilità” è un’altra domanda in crescita, la velocità di rinnovo dei prodotti necessita di un’altrettanto rapida capacità di risposta da parte di chi testa e pubblica. La tecnologia della comunicazione sposa così la tecnicità dei prodotti, senza dimenticare però che alla base dell’intero processo c’è la passione, il cuore e le conoscenze di sportivi che, praticando, hanno dedicato anni all’analisi e alla comprensione delle caratteristiche del fattore “A”, arrivando a considerare il test quasi uno “stile di vita”.