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Nuoto in mare, come praticarlo in sicurezza

I consigli dell'atleta Cecilia Canneva per nuotare in acque libere

Alice Dell'Omo Scritto il
da Alice Dell'Omo

Il nuoto in mare è una delle tre discipline del triathlon Cecilia Canneva, in una gara di triathlon Cecilia Canneva, atleta loanese Cecilia Canneva, nuotatrice e atleta Cecilia Canneva, ha conquistato nel corso degli anni diversi podi a livello nazionale

Il nuoto in mare, insieme a quello in lago e in fiume (per questo denominato anche nuoto in acque libere), comprende le attività natatorie che si svolgono in acque aperte.

È una disciplina estremamente affascinante, data anche l’imprevedibilità dell’elemento naturale nel quale è praticata. Per poterlo svolgere in sicurezza è importante conoscere e rispettare diversi elementi.

Photo by Todd Quackenbush on Unsplash

Per scoprirli abbiamo intervistato Cecilia Canneva, ex atleta della nazionale juniores di nuoto e da sempre appassionata nuotatrice. Cecilia ha conquistato nel corso degli anni diversi podi a livello nazionale, come velocista, nelle specialità stile libero, farfalla, delfino e quest’anno un Oro ai Mondiali di apnea endurance. Per un anno ha praticato triathlon.

Photo by Ibrahim Mohamed on Unsplash

Innanzitutto, è bene sapere che, nonostante il nuoto in acque libere sia la modalità più antica praticata (rispetto a quella in piscina, ovviamente), solo negli ultimi anni è stata inclusa nel programma dei Campionati Europei, poi ai Mondiali e infine alle Olimpiadi. Grazie al triathlon, di cui è la prima specialità praticata (subito dopo c’è la bici e poi la corsa), la popolarità è cresciuta. Dal punto di vista della disciplina agonistica esistono quattro categorie: nuoto di mezzo fondo (fino a 5 km), nuoto di fondo (fino a 15 km), nuoto di gran fondo (fino a 25 km) e maratona (oltre 25 km).

Entriamo, con Cecilia, subito nel vivo della disciplina.

Difficoltà, attrezzatura per il nuoto in mare

“Diverse sono le problematiche che si devono affrontare con il nuoto in mare, come la difficoltà a mantenere una rotta, la temperatura dell’acqua, le correnti e il mare mosso, la respirazione e l’agitazione. Per questo motivo consiglio, a chi vuole avvicinarsi a questa disciplina, di iniziare ad allenarsi in vasca e poi di approcciare il mare in maniera graduale nel periodo estivo, quando le mareggiate sono meno frequenti, l’acqua è più calda e il mare è più frequentato” consiglia Cecilia.

“Inoltre, è bene curare l’alimentazione: prima di entrare in acqua bisogna mangiare leggero e aspettare almeno due ore prima di tuffarsi.

Per quanto riguarda l’attrezzatura è bene procurarsi un paio di occhialini o una mascherina (quest’ultima da preferire per chi è alle prime armi) per proteggere gli occhi dal sale ma anche per esempio dalle meduse; una cuffia in tela o silicone, che garantisce comfort e sicurezza (i capelli lunghi non ben raccolti possono disturbare la respirazione); da ottobre a maggio, una muta specifica (generalmente quelle da nuoto sono dotate di inserti più sottili nelle aree attorno al collo, sotto alle ascelle e nella zona dell’inguine); infine un costume. In gara si possono utilizzare solo costumi omologati, lunghi fino alle caviglie, detti “costumoni”. Oggi, è inoltre, obbligatorio essere forniti di una boa di segnalazione, da legare in vita, secondo una recente ordinanza della capitaneria di porto, anche se si nuota entro i 200 metri da riva”.

Tecnica natatoria, consigli

“Dal punto di vista tecnico, il nuoto in piscina e il nuoto in mare sono completamente diversi. Innanzitutto, la cosa più evidente è che nel nuoto in vasca è sufficiente seguire le linee presenti in vasca per avere una direzione, cosa che non avviene in mare aperto. Durante le competizioni vengono utilizzate delle boe direzionali che aiutano a mantenere la rotta e che bisogna tenere sotto controllo. Durante l’allenamento, invece, è opportuno controllare dove si sta andando ogni due bracciate e mantenere dei punti di riferimento. Da non trascurare sono le correnti presenti anche quando il mare in superficie è piatto e le onde. Quando il mare è mosso è consigliabile respirare tenendo il volto rivolto verso la riva.

Come dicevo, la tecnica nel nuoto in acque libere si differenzia da quello in vasca. In piscina si usano molto le gambe, soprattutto nelle brevi distanze, dai 50 ai 400 metri: forniscono appoggiano e servono per spingere in avanti. In mare, invece, per ottimizzare l’energia a disposizione, si usano solo come appoggio, in quanto il quadricipite è uno dei muscoli che consuma di più. La bracciata, inoltre, si accorcia: invece che andare a prendere l’acqua con la mano il più lontano possibile, come avviene in vasca, in mare il movimento si riduce, sia per evitare l’affaticamento alle spalle e al collo sia per ridurre il consumo di energia.

Durante le competizioni è sempre presente un’assistenza in canoa che segue gli atleti, non mancano punti di rifornimento e una giuria, che, tra l’altro, in base alle condizioni metereologiche, decide se far cominciare o meno la prestazione ed eventualmente interromperla. Durante l’allenamento bisogna, invece, agire con responsabilità e valutare con attenzione le condizioni del mare, del tempo atmosferico, il proprio benessere e i propri limiti. Consiglio inoltre di andare in acqua sempre almeno in due per scongiurare eventuali problemi (come i crampi, frequenti soprattutto alle dita dei piedi, la rottura degli occhialini, un giramento di testa…) e avere un vero e proprio appoggio fisico. Non è infrequente che possa venire un po’ di agitazione o che le condizioni del mare possano spaventare. Per esempio, non vedere il fondo, la sabbia, può creare un po’ d’ansia, non solo a chi è alle prime armi. Consiglio quindi di nuotare vicino alla riva, per non mettere a rischio la propria incolumità ma anche quella altrui.

Suggerisco, per evitare irritazioni a causa del sale ma anche dello sfregamento continuo con il costume, di applicare vaselina nella zona dell’inguine, del collo e delle ascelle. È bene uscire dall’acqua e cercare di scaldarsi non appena si avverte insensibilità o freddo alle dita di mani e piedi: il rischio di ipotermia, se non si nuota sotto i 20° è minimo, ma è bene non trascurare i segnali che ci manda il nostro corpo. Nel caso si bevesse acqua durante l’atto di respirazione è buona cosa cercare di tenere le vie respiratorie più in alto possibile rispetto al pelo dell’acqua, per esempio girandosi a pancia in sù.

Per il nuoto in mare, come quando si va in montagna, il consiglio più importante che posso dare è quello di ascoltarsi, sempre“.


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