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La sicurezza secondo Dominik Paris

Il campione azzurro ci parla dell'importanza di casco e maschere non solo in gara

alfredo tradati Scritto il
da Alfredo Tradati

Dominik Paris, alla partenza della discesa di Kitzbühel Dominik Paris, atleta azzurro, in azione

Abbiamo raggiunto Dominik Paris, il discesista azzurro tre volte vincente (2 DH, 1 SG) a Kitzbühel, per chiedere il suo punto di vista in fatto di sicurezza in pista. Un atleta che ha fatto della velocità il filo conduttore della propria vita, ma che con molta maturità mette la sicurezza al primo posto, sempre. Chi segue lo sci alpino agonistico sa che il giovane sudtirolese non alza mai il piede dall’acceleratore, ma non per questo è incline a correre rischi inutili. Ed è così che ha potuto domare per ben due volte le pazzesche geometrie della Streif.

Dominik Paris, originario di Lana in Val Venosta, è un atleta meticoloso, preciso, che conosce a fondo le proprie caratteristiche e ripone un’attenta cura nella selezione dei materiali da utilizzare in gara. Collabora attivamente e costantemente con lo staff tecnico di Uvex, il suo sponsor “di sicurezza”, per sviluppare nuovi caschi e maschere, sempre più performanti e protettivi.

– Dominik, quali sono in base alla tua esperienza, le caratteristiche principali di un buon casco da discesa?

Un casco da sci deve per prima cosa essere sicuro. Se poi pensiamo all’utilizzo in gara, come quello che faccio io, la leggerezza diventa davvero importante. Il segreto sta nella perfetta combinazione di queste due caratteristiche, fino a sviluppare un prodotto ideale che garantisce protezione in caso di necessità e che ti dimentichi di avere in testa durante la gara. In particolare il mio casco ideale deve avere un interno ben imbottito, del giusto spessore, e una calotta esterna essenziale, robusta quanto serve, ma senza eccessi di materiale e peso. Con Uvex sono tranquillo, sono abituato alle forme dei suoi caschi e mi calzano alla perfezione;

– Quali altri requisiti deve avere?

Un casco da discesa deve aderire perfettamente alla testa, non ci devono essere spazi vuoti, ma nemmeno compressioni fastidiose. Quando vado a 130 all’ora su terreni accidentati, i colpi che prendo sono molto forti e spesso la testa ciondola fortemente. Se il casco è troppo pesante potrebbe affaticare i muscoli del collo, se i volumi interni sono troppo ampi, il caso potrebbe muoversi fastidiosamente. Alla fine, il casco deve diventare una seconda pelle sulla testa dell’atleta, lasciando solo un po’ di spazio a livello delle orecchie;

– A questo proposito, quanto è importante sentirci bene dentro un casco?

L’acustica è importante, sia per me che corro in Coppa del Mondo, sia per lo sciatore normale che si diverte in pista. Sentire il rumore del vento ad alta velocità, o del ghiaccio sotto agli sci, è fondamentale per noi atleti che così riusciamo a mantenere l’equilibrio durante l’azione. Lo sciatore del week and, anche quello bravo, ha gli stessi vantaggi da un casco dotato di una buona acustica e, oltretutto, muovendosi con tanti altri scia tori in pista, può accorgersi dichi gli sta intorno ed evitare pericolose collisioni;

– Un altro fattore di sicurezza è la capacità visiva dello sciatore. Come scegli le tue maschere?

Vederci bene è d’obbligo, sia per chi come me viaggia molto veloce, ma è da solo in pista, sia per chi è molto più tranquillo ma deve convivere con tanti altri in pista. La mia maschera ideale è frutto di una scelta personalizzata. Ho la testa molto piccola e, pertanto, i modelli classici di maschere mi andavano un po’ grandi. In pratica mi trovavo ad avere grossi “telai” (la struttura esterna della maschera, ndr) sul viso che, alla fine, riducevano il mio campo visivo. Con Uvex abbiamo studiato le migliori soluzioni fino a trovare un compromesso ideale, con dimensioni ridotte del telaio e lenti avvolgenti con ampia visibilità. Adesso, anche quando sono in “posizione” (posizione accucciata di ricerca della velocità, ndr) e devo guardare avanti senza sollevare il capo, non vedo più il bordo superiore della maschera, ma solo la pista. Lo stesso in slalom gigante e speciale, quando devo guardare di lato alla ricerca della porta successiva, non ho più ostacoli visivi;

– La luce in pista è sempre variabile, a volte scarsa, a volte troppa. Come ti comporti con le lenti?

Scelgo le lenti delle mie maschere Uvex con grande attenzione. Vederci bene in ogni tratto di pista, passando dal sole all’ombra, con tempo bello o neve è un fattore cruciale per noi atleti. Basta distrarsi o non notare qualcosa per una frazione di secondo e, non solo perdi la gara, ma puoi commettere errori gravi e pericolosi. Io cerco sempre il miglior contrasto sulla neve, perché sono i dettagli del terreno che, se affrontati nel modo giusto fanno la differenza sul traguardo. Per abitudine uso lenti di colore arancio nelle giornate con poca luce, dove tutto è bianco e il terreno sembra liscio, mentre adotto il verde scuro in condizioni di luce forte, come a fine stagione;

– Casco e maschera devono essere scelti insieme?

Si, senza dubbio. E’ indispensabile che la maschera ben si adatti alla forma del casco nella sua parte superiore. Questo per far si che dallo spazio che rimane tra i due strumenti, passi solo la quantità d’aria utile ad evitare l’appannamento e non un flusso esagerato che potrebbe infastidire gli occhi fino a farli lacrimare. Quando si procede all’acquisto suggerisco di controllare per bene questo aspetto, così da evitare sorprese quando siamo sulla neve. I caschi e le maschere Uvex, ovviamente, vanno perfettamente d’accordo;

– Dominik, per concludere, qualche consiglio utile per i nostri lettori?

Solo uno: usate il casco! Sempre, ogni volta che siete in pista o fuoripista. Le altre ossa (gambe, braccia), si aggiustano in poco tempo, ma con la testa si rischia molto di più. Spesso sento persone che dicono che il casco è scomodo, che tiene caldo… Ma è solo questione di abitudine, bastano poche uscite e non ci si accorge più di averlo in testa, avendo però la garanzia della massima protezione.

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