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Il Corpo umano e il freddo: scopriamo i sintomi dell’ipotermia

Ecco cosa accade al nostro corpo quando è messo alla prova da condizioni estreme. Un focus aggiornato sulle ultime scoperte fatte sul comportamento del corpo umano difronte a condizioni di freddo estremo

Scritto il
da Luca Tessore

Si dice che nessuno in montagna è mai morto di caldo. La famosa frase di Renzino Cosson racchiude una verità documentata e nota a chiunque abbia provato, per sport o lavoro, ad affrontare il freddo della montagna. Alcuni popoli, quelli che si sono spinti a vivere alle latitudini artiche conoscono bene il freddo e le possibili conseguenze che può arrecare al corpo umano. Oggi, noi ci siamo un po’ allontanati da una vita esposta al freddo; un po’ grazie alla tecnologia dei materiali e un po’ a causa di inverni sempre più miti anche sulle nostre montagne. Ma, quando si svolgono certe attività conoscere in anticipo le mosse del “nemico” può salvarci la pelle. Scopriamo insieme come reagisce il corpo umano al freddo, in particolare come riconoscere i vari livelli di ipotermia per essere consapevoli di cosa ci sta accadendo.

Per avere un quadro aggiornato di quanto si sa oggi sull’ipotermia, dal punto di vista medico-scientifico, ho consultato la ricerca di Coccarelli, A., Boileau, E., Parthimos, D. et al. “Modelling accidental hypothermia effects on a human body under different pathophyisiological conditions. Med Biol Eng Comput 55, 2155-2167 (2017). https://doi.org/10.1007/s11517-017-1657-3

Una delle situazioni più estreme a cui il corpo umano potrebbe essere sottoposto. Foto di Vidar Nordli-Mathisen su Unsplash

Il loro lavoro è stato quello di indagare sul bilancio energetico di un corpo umano esposto accidentalmente all’ambiente di acqua fredda. Ho voluto prendere in considerazione questa ricerca in particolare, perché prima di tutto quella analizzata è una situazione possibile in tutte le stagioni e, non soltanto in montagna. In secondo luogo perché ritrovarsi immersi in acque gelide è una tra le situazioni più estreme a cui il corpo umano potrebbe esporsi.

Cos’è l’ipotermia

Per prima cosa chiariamo cosa è l’ipotermia: una condizione di emergenza dove il corpo perde più calore di quello che riesce a produrre. Per essere precisi: siamo in condizioni ipotermiche quando la temperatura corporea interna scende al di sotto dei 35°C. In relazione alla severità del raffreddamento corporeo si può andare incontro a ipotermia lieve (T 33-35°C), moderata (T 28-32°C) o grave (T < 24°C).

Come s’ innesca il processo che porta all’ipotermia.

Innanzitutto dovete sapere che l’abbassamento della temperatura interna andrà a coinvolgere il sistema nervoso e innescherà diversi processi del corpo umano mirati a salvaguardare le funzioni vitali. Perché la temperatura interna del nostro corpo si abbassi si deve verificare una condizione tale per cui il nostro corpo non riesce più a compensare la perdita di calore.

Quando siamo esposti a condizioni di perdita di calore, quindi non solo a causa della temperatura dell’aria particolarmente bassa, ma magari perché veniamo a contatto con acqua, neve o ghiaccio, la dispersione di calore viene compensata in prima battuta con la vasocostrizione cutanea e per mezzo della termogenesi. Dal momento che le condizioni non migliorano, sopraggiungono i brividi, questi sono il risultato dell’attività muscolare mirata ad aumentare la produzione di calore.

Photo by Christian Englmeier on Unsplash

Lo studio esaminato, basato sull’analisi di un corpo sommerso in acqua a diverse temperature (0,1; 5; 10; 15; 20°C), ha rilevato che per i primi 30 minuti la temperatura interna del corpo mostra comportamenti molto simili, nonostante le diverse temperature dell’acqua. Questo evidenzia come il corpo riesca inizialmente a prevenire il calo della temperatura interna. In una fase successiva, in relazione alla severità delle condizioni a cui il corpo è sottoposto, si potrà andare incontro ad un equilibrio, e quindi il corpo riuscirà a compensare le perdite, oppure al contrario la temperatura interna inizierà a precipitare inesorabilmente verso stadi ipotermici sempre più gravi.

La condizione ipotermica viene raggiunta più o meno velocemente in relazione alle condizioni di freddo alle quali siamo sottoposti. In generale, l’acqua fredda determina un raffreddamento più repentino e violento rispetto all’esposizione all’aria fredda. La spiegazione è piuttosto intuitiva: l’acqua ha una conducibilità termica 24 volte maggiore rispetto all’aria, così lo scambio di calore avviene più rapidamente. Nello stesso tempo c’è da considerare anche quanto veloce è il flusso al quale siamo sottoposti. Se ci ritroviamo in condizioni di acqua calma o in assenza di vento la perdita di calore sarà molto diversa rispetto a condizioni di acqua corrente o vento. Ecco perché in montagna il nemico principale è la tempesta di neve: questa si verifica con temperature molto basse e con venti molto forti che determinano una grande perdita di calore in poco tempo.

Foto di Zac Durant su Unsplash

I segnali dell’ipotermia

In ogni caso, il primo segnale che qualcosa non sta funzionando a livello di termoregolazione sono i brividi. Sono la nostra spia del motore, ed è proprio in quel momento che dobbiamo fare di tutto per poter riportare in una condizione di normalità il nostro corpo.

Ipotermia lieve

Se non lo facciamo inizieranno presto i primi campanelli d’allarme importanti: i segnali dell’ipotermia lieve. Una delle prime problematiche che sopraggiungono è la perdita di coordinazione non appena si arriva alla soglia dei 35°C (si parla sempre di temperatura interna); altro segnale sono la pelle fredda e i brividi intensi che si fermeranno tra i 32,2°C e i 30°C.

Secondo uno studio, quando si raggiunge la soglia di circa 1°C al di sotto della normotermica (36,8°C) aumenta l’ampiezza della pressione (+23%) e la frequenza cardiaca (+16%) (Frank et al.). Inoltre, anche la frequenza respiratoria aumenta; il corpo sta cercando in questa prima fase di ipotermia lieve di mantenere il più possibile alta la temperatura di tutto il corpo.

Ipotermia moderata

Secondo quanto rilevato dallo studio del gruppo di ricerca delle Università di Cardiff e di Swansea, in seguito alla prima fase in cui il corpo cerca di compensare le perdite di calore sulla superficie della pelle ne segue una in cui la temperatura degli arti, in particolare delle braccia e delle cosce, iniziano a diminuire più rapidamente rispetto a quelle del tronco e della testa. Quando si arriva ad uno stato di moderata ipotermia, il flusso sanguigno diminuisce nelle zone periferiche; la gran parte dell’energia, per evitare danni, è convogliata agli organi vitali interni.

Quando la temperatura interna scende sotto i 32,2°C, un ultimo campanello d’allarme, percepibile in modo coscienzioso, ci avverte che stiamo per andare verso l’ultimo stadio dell’ipotermia. La frequenza cardiaca e respiratoria come anche la pressione sanguigna diminuiscono. Questo sistema, permette al sangue tramite la circolazione di non disperdere ulteriormente il calore rimasto.

Foto di Robina Weermeijer su Unsplash

Sotto i 30°C reagire attivamente è impossibile

Se continuano le condizioni sfavorevoli al nostro equilibrio termico e si continua a perdere calore, si arriva nella maggior parte dei casi a uno stato comatoso, a questo punto la temperatura interna è inferiore ai 30°C.

Ipotermia grave

Se scende ulteriormente, sotto i 27,8°C il ritmo cardiaco diviene disordinato, preludio di uno scompenso cardiaco.

Come capire quando l’ipotermia ci sta attanagliando

Come punto di riferimento, possiamo dire che, fintanto persistono i brividi siamo in grado di utilizzare la muscolatura in modo relativamente normale.

Avere i brividi è un segnale positivo e negativo nello stesso tempo. Questo perché è vero che è l’inizio di uno stato di scompenso termico, ma nello stesso tempo è anche sintomo che la temperatura interna non è ancora scesa a livelli preoccupanti.

Foto di Davide Cantelli su Unsplash

Ultima considerazione sui segnali dell’ipotermia è il fenomeno dello “spogliamento paradossale”. L’abbiamo visto in molti film, anzi fin troppi, in quanto questo fenomeno non è poi così frequente, bensì raro, ma pure sempre reale. È causato dalla mancanza di sangue nei muscoli che a corto di energia vanno incontro a vasodilatazione e richiamano sangue che cerca di tenere al caldo gli organi vitali. Così arriva una certa quantità di sangue caldo rispetto al resto dei muscoli, questo provoca una sensazione di calore alla quale non avendo la mente lucida si cerca di rimediare spogliandosi. Quando si arriva a stadi di questo tipo si è in una condizione molto avanzata di ipotermia.

Come avrete potuto capire, il nostro corpo farà di tutto per mantenerci in temperatura, per chi frequenta la montagna invernale, ma anche surfisti, appassionati di canoa, parapendio, fotografi naturalisti, insomma per tutti coloro che possono essere esposti a perdite di calore, saper riconoscere i segnali che lancia il nostro corpo a causa dell’ipotermia potrebbe essere un grande vantaggio per correre ai ripari in tempo.


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