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Cosa fare in caso di valanga

Passo dopo passo suggerimenti utili per aiutare travolti e soccorritori a gestire la situazione

Scritto il
da Luca Tessore

“Anche gli esperti muoiono sotto le valanghe, perché le valanghe non sanno che sei esperto”, André Roch con questo pensiero ci sbatte in faccia la realtà: quando si va in montagna, indipendentemente dall’attività che stiamo praticando, si accetta un rischio di fondo che non può essere azzerato, e aggiungerei per fortuna. La montagna come il mare piacciono talvolta inconsciamente perché naturalmente imprevedibili e quindi sorprendenti, azzerare i rischi significherebbe eliminare l’imprevedibile e quindi lo stupore che questi luoghi suscitano in tutti noi. 

Distacco da sovraccarico in discesa FONTE AINEVA

ll nostro compito è quello di muoverci con la maggior consapevolezza possibile cercando di evitare situazioni pericolose in relazione alla propria misura di accettazione del rischio. Purtroppo, a volte capita che si fanno valutazioni errate, ci si affida alla fortuna, non ci si accorge del pericolo o peggio ancora non lo si conosce, ed ecco che in una giornata di sole invernale all’improvviso ci si sente catturati da tentacoli di neve, che stavano lì dormienti fino al nostro passaggio.

Prendiamo Consapevolezza

Secondo i dati AINEVA il 95% degli incidenti da valanga sono causati dagli stessi travolti a causa del sovraccarico prodotto dagli stessi sul manto nevoso. Quando questo accade difficilmente si riesce ad evitare di essere catturati dal flusso e ci si ritrova molto probabilmente sommersi senza la possibilità di muoversi.

Secondo le statistiche, le possibilità di sopravvivenza sono del 90% se l’intervento di soccorso è effettuato entro 15 minuti; superato questo tempo, le probabilità diminuiscono drasticamente e dopo 30 minuti si hanno soltanto più il 40% di possibilità di estrarre vivi i compagni, dopo un’ora il 30%. Questo vuol dire che se in un incidente vengono sepolte tre persone e ci troviamo impreparati ad agire, 15 min. per il disseppellimento saranno improbabili, e nella migliore delle ipotesi la speranza è di avere un solo sopravvissuto.

Se il disseppellimento è repentino ed avviene entro i 15 minuti ci sono buone possibilità di salvare i compagni. Non sempre è possibile essere efficaci (area di ricerca ampia) altre volte si è impossibilitati ad intervenire (siamo anche noi sepolti o l’area di accumulo è irraggiungibile) ma quando è possibile intervenire come ci ricorda l’analisi di Brugger et al. “Il buon esito della ricerca con l’ARVA dipende in primo luogo dalle capacità di usare l’apparecchio da parte di chi effettua la ricerca. Con molta semplicità si può affermare che l’efficacia dell’apprecchio dipende dal livello di addestramento di chi svolge la ricerca”.

E’ evidente che è una corsa contro il tempo, che si vince soltanto se si segue la scaletta:

  1. Avere dei compagni d’avventura

  2. Essere tutti formati

  3. Possedere il kit APS (artva, pala e sonda)

Se si toglie uno di questi elementi è molto probabile che i tempi si allunghino; le conseguenze si conoscono già.

Come gestire la situazione

Fino a quando non accade non sapremo mai se saremo i soccorritori o i travolti, quindi è bene essere preparati in entrambi i casi.

Tutto quello che leggerete da qui in avanti è una lista della “spesa” con accorgimenti utili a limitare i danni e anche se sembrano usciti da un film di Sylvester Stallone sono stati utilizzati nella vita reale e hanno fatto la differenza. Una valanga è un flusso viscoso, che quando ingloba elementi lungo la sua traiettoria tende a “sputare” fuori quelli con grandi volumi (vedi principi dello zaino air bag) e seppellire quelli piccoli. Noi escursionisti, specie quando senza air bag, rientriamo nella categoria dei piccoli volumi ed è per questo che nella maggior parte degli incidenti i coinvolti vengono seppelliti. Per evitare, o anche solo limitare, il seppellimento ci sono alcuni accorgimenti.

Tutto questo ha senso se ciascuno del gruppo possiede il kit APS completo, l’ARTVA indossato correttamente e acceso in modalità trasmissione durante la gita, e ovviamente aver fatto pratica con i professionisti del settore come le Guide Alpine; la teoria conta ma in questo caso la pratica fa da padrona.

Travolti

In un istante ti senti trascinare a valle, da qui in avanti sarebbe ipocrita dire che la fortuna non conti niente, ma questi accorgimenti possono aiutarla, ecco cosa fare in caso di valanga:

  • Trovare vie di fuga dal flusso centrale dove la valanga è più veloce e dove ci sono maggiori volumi di neve.

  • Attenzione a salti di roccia o ostacoli solidi lungo la traiettoria di scorrimento della valanga, molti sono stati gli incidenti mortali causati da piccole valanghe che hanno trascinato nel precipizio gli escursionisti.

  • Se la valanga è di piccole dimensioni aggrapparsi a elementi saldi nel terreno come alberi o rocce resistendo al passaggio del flusso più tempo possibile.

  • Cercare di “nuotare” e tenere la faccia verso l’alto per diminuire la profondità di seppellimento.

  • Non allacciarsi mai il cinghietto dei bastoncini, potrebbero limitare il galleggiamento e fungere da ancora, se si sta per essere travolti abbandonarli. Se possibile sganciarsi anche gli sci.

  • Se ci accorgiamo che stiamo per andare completamente sotto, ripararsi il volto con le mani o le braccia e cercare di fare una piccola sacca d’aria. La neve attorno si indurirà come cemento in pochi istanti, quindi prima di essere sommersi immagazzinare tutta l’aria che si riesce trattenendo il respiro in modo da formare un volume tale che permetta al torace di espandersi, e quindi respirare, una volta che la neve si sarà indurita

  • Ora se sei completamente sepolto difficilmente riuscirai a liberarti da solo. Risparmia energia e quindi ossigeno, ora tocca ai tuoi compagni liberarti. Urlare serve a poco, i suoni emessi da sotto una valanga hanno difficoltà a raggiungere i soccorritori sebbene i loro penetrino molto meglio nella neve.

  • Una possibilità consiste nel provare a saltare o comunque rimanere al di sopra del punto di distacco in modo da non essere trascinati dalla massa di neve. Il distacco è repentino e questa tecnica difficilmente applicabile, specialmente con degli sci ai piedi, ma è pur sempre una possibilità.

Tranne per i decessi dovuti a traumi la sopravvivenza dei sepolti dipende dalla durata del seppellimento come evidenzia il grafico. La velocità d’azione dei compagni è fondamentale per evitare l’asfissia e l’ipotermia del travolto.

Soccorritori

Se qualcuno è riuscito ad osservare l’incidente, memorizzare il punto di scomparsa del travolto e iniziare la ricerca da lì. Attenzione alle possibili valanghe secondarie, (verificare che il proprio ARTVA abbia la funzione automatica di commutazione del segnale da ricezione a trasmissione) se ci sono più soccorritori uno si occupi di chiamare i soccorsi (112 Numero unico Europeo per tutte le emergenze):

Ricerca del segnale
  • Tutti i soccorritori commutano il proprio ARTVA in ricerca. Questa inizia dal punto di scomparsa e su tutta l’area valanghiva.

  • Primo esame “VISTA-UDITO” dove si cerca di individuare parti sporgenti del travolto, questa fase può diminuire drasticamente i tempi di ricerca del segnale.

  • Contemporaneamente si ricerca il segnale.

  • se si è da soli procedere a “ZIG-ZAG” (quando si hanno gli sci) o a “Greca” (quando si è a piedi/ciaspole) con corridoi massimi di 20 metri (la portata utile degli ARTVA, per convenzione, vale 10 metri da qui derivano i 20 metri dei corridoi)

Ricerca del primo segnale
  • se si è in due o più persone procedere a “LINEE PARALLELE” con corridoi di massimo 20 metri (attenzione a non tralasciare punti inesplorati, valutare quindi la modalità in relazione all’area di ricerca).

  • Ricerca del primo segnale.

    Massimizzare le prestazioni dell’ARTVA senza tralasciare punti di ricerca. I corridoi servono a questo, inoltre mantenere una distanza massima dal bordo della valanga di 10 metri o pari alla portata utile. Conoscere la portata utile del proprio ARTVA ti permetterà di sfruttarlo al meglio e ottimizzare i tempi.

Ricerca con ARTVA

Segui il segnale

  • Esempio di come muoversi per la ricezione del segnale e l’individuazione del travolto:0: Fase di ricerca del segnale1: Segnale trovato, segui la freccia2: Procedere a contatto del manto nevoso.3. Ricerca di precisione: trovato il punto iniziare a sondare.

    Una volta trovato il segnale continuare seguendo la freccia direzionale dell’ARTVA, avanzando con passo costante, senza repentini cambiamenti di direzione e/o accelerazioni. In questo modo si garantisce la miglior ricezione del segnale ed evita di mandare in crisi l’apparecchio.

Ricerca di Precisione

  • Quando il segnale acustico diventa più frenetico abbassarsi a contatto con la neve per diminuire la distanza dal segnale e avere una miglior precisione.

  • Individuare l’ARTVA (e quindi il corpo del sepolto) con la ricerca “a croce”: muovere l’ARTVA con linee perpendicolari fra loro individuando il punto in cui l’ARTVA indica il valore più basso. Marcare con la pala il punto.

  • Iniziare a sondare da quel punto (cercare di mantenere la sonda perpendicolare alla superficie) una volta avvenuto il contatto lasciare la sonda come marcatore, se il sepolto è molto in profondità cercare di capire la direzione del corpo aiuterà a diminuire i tempi dello scavo.

Photo by Mountainarious on Unsplash

Scavo

  • Iniziare lo scavo da valle, posizionandosi a una distanza pari alla profondità del travolto indicata dalla sonda. Se si è in più soccorritori per sepolto fare gioco di squadra disponendosi a V, i due soccorritori al vertice spostano la massa nevosa verso valle. Il terzo, posizionato dietro sgombra la neve. Alternarsi dopo un minuto.

  • La neve durante il moto a valle subisce un trattamento tale per cui si presenta al suo arresto pesante, spesso dura come cemento. Quindi procedere con: taglio del blocco, spostamento dello stesso e allontanamento del blocco dall’area di scavo (da Safety Academy Guide book Ortovox).

  • Individuato il corpo si dovrà individuare la testa per liberargli con cautela (utilizzare soltanto più le mani) le vie aeree.

  • Procedere con cautela al disseppellimento per evitare di recargli traumi o muoverlo senza prima aver verificato eventuali danni.

Primo soccorso

  • Evitare di fare manovre di soccorso che richiedano abilità professionali, se si sono allertati i soccorsi non dovrebbero tardare ad arrivare.

  • Utilizzare stratagemmi per evitare l’ipotermia, un telo termico (argento verso il corpo) in queste occasioni sarà d’aiuto, anche scavare una buca se c’è vento, o somministrare bevande calde, sono accorgimenti che evitano di aggravare la situazione.

La speranza è l’ultima a morire! Se la ricerca non compromette la vostra incolumità continuate a cercare anche se ben oltre i tempi ottimali per la sopravvivenza. Si sono registrati casi in cui il travolto è stato estratto vivo dopo molte ore di seppellimento, grazie a sacche d’aria generose unite alla forza di volontà che hanno vinto sull’asfissia e l’ipotermia (nel caso in cui non si faccia il possibile e si abbandoni i travolti rientra nella casistica di omissione di soccorso!).

Accorgimenti sull’ARTVA

L’ARTVA è un’apparecchiatura elettronica che lavora con onde elettromagnetiche le quali possono interferire con altri dispositivi elettronici. Vediamo quelli che causano più problemi:

  • Action cam

  • Macchine fotografiche

  • GPS

Se proprio non si vuole rinunciare a tutti questi dispositivi, avere l’accortezza in caso di ricerca di allontanarli dal proprio ARTVA.

Quando si accende l’ARTVA assicurarsi che il livello delle batterie sia almeno del 60% o pari al livello minimo consigliato dai produttori. In seguito fare un check-up compagni per verificare che tutti gli ARTVA rispondano all’appello con la famosa prova del cancelletto: uno del gruppo commuta il segnale in ricezione (il nostro cancelletto) e uno alla volta a debita distanza vi passerà vicino così da accertarne la ricezione.

La compensazione del rischio

In conclusione, è doveroso sottolineare che in base ai dati AINEVA sugli incidenti da valanga in Italia, mediamente 1 persona su 5 non è sopravvissuta all’incidente. Questa considerazione è da tenere sempre presente quando ci si avvicina a mollare le briglie, magari perché dotati di un buon bagaglio in tema valanghe, con alle spalle numerosi inverni di attività e attrezzati di ogni dispositivo di sicurezza. Se deciderete di prendervi qualche rischio in più, considerate il fatto che una volta provocato il distacco ci sono buone probabilità che il finale sia tragico.

Oggi rispetto a qualche anno fa ci sono maggiori probabilità di sopravvivenza proprio grazie ad un miglioramento di tutti i dispositivi mirati a ridurre i tempi (kit APS), profondità (zaino ABS) ed effetti (Avalung) del seppellimento; ammesso che sappiamo cosa fare in caso di valanga e ci sia formati adeguatamente nell’utilizzare il kit APS, dietro a questa maggiore sicurezza si cela una trappola, nota come “compensazione del rischio”. Questa teoria suggerisce che, le persone che si sentono più protette tendono a ridurre il rischio percepito, accettando così di affrontare situazioni dubbie che non sarebbero state accettate altrimenti. Quindi prendiamo pure tutti gli accorgimenti possibili ma di fronte alla montagna continuiamo a sentirci nudi!


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