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Come si legge la cartina?

Consigli pratici per un primo approccio alla cartografia

Cecilia Mariani Scritto il
da Cecilia Mariani

Un tempo, per andare in montagna, era assolutamente necessario sapere come si legge la cartina. Oggi invece sembra essere un oggetto destinato a ricoprire un ruolo sempre più marginale. Ma è davvero importante saperla usare? Come si legge la cartina? Qui di seguito vi spiegherò perché lo è, e vi darò alcuni consigli pratici per cominciare a capirci qualcosa.

Guardando la cartina è possibile riconoscere le cime che ci circondano.

Strumento importante: perché?

La cartina è fondamentale per pianificare un’escursione. Sulla cartina, infatti, possiamo trovare tutte le informazioni che ci servono: distanza di un percorso, dislivello, tipo di sentiero, presenza di punti di appoggio o di fonti d’acqua. Sulla base di queste informazioni potremo poi decidere dove andare sapendo già in parte cosa aspettarci.

È importante però portarsi dietro la cartina anche durante un’escursione. È vero che le alpi sono disseminate di cartelli e segnaletica del CAI, ed è altrettanto vero che ormai app e GPS la fanno da padroni, ma provate a pensare: se dovesse scaricarsi la batteria del telefono? O se dovessi accidentalmente allontanarmi dal sentiero segnato? Nulla potrà mai sostituire la buona vecchia cartina, che sarà sempre pronta a darci una mano.

Da ultimo, ma non meno importante, la cartina potrebbe tornare utile in caso di maltempo o di emergenza. Se ci perdessimo nella nebbia, la cartina ci permetterebbe di ritrovare la strada senza finire giù da un dirupo. E in caso dovessimo chiamare i soccorsi, saremmo in grado di trovare la posizione esatta affinché possano trovarci più in fretta.

Orientarsi con la cartina.

È quindi chiaro che ci sono diversi e validi motivi per portarsi dietro una carta escursionistica, ma ciò sarebbe pressoché inutile se non la sappiamo leggere. Ecco allora alcuni consigli pratici per un primo approccio alla cartografia.

Orientare la cartina con il terreno

La prima cosa da fare è orientare la cartina in modo che combaci con il terreno sottostante. Cosa vuol dire? È importante sapere cha il nord in una cartina è sempre verso l’alto. Cioè, se stiamo leggendo i nomi scritti sulla cartina vuol dire che la stiamo tenendo nel verso giusto, e sappiamo che il nord è verso l’alto. Per orientarla non dobbiamo far altro che girarla finché il nord sulla cartina combacerà con il nord magnetico, e per farlo basta usare una bussola. Una volta fatta questa operazione saremo in grado di riconoscere ciò che ci circonda. Per esempio, se mi trovo sulla cima X e guardo verso nord sarò in gradi di riconoscere la cima Z senza confonderla con la cima Y, che si trova invece a sud-ovest rispetto a me. Questo sarà utile per poter individuare il percorso da seguire, o per poter riconoscere zone potenzialmente pericolose.

Orientare la cartina è importante per capire in che punto ci troviamo e riconoscere ciò che ci circonda.

Curve di livello

La cartina è un pezzo di carta bidimensionale che rappresenta un mondo tridimensionale, e questo è reso possibile grazie alle curve di livello. Le curve di livello, o isoipse, sono linee che, nella rappresentazione topografica di terreno, congiungono tutti i punti che hanno uguale altezza sul livello del mare; la proiezione sul piano della carta delle isoipse tracciate per diverse quote equidistanti fornisce una evidente rappresentazione dell’andamento altimetrico del terreno (Treccani). Sono quindi delle linee che ricoprono l’intera superficie della carta geografica e rappresentano il dislivello. Ad un primo sguardo potranno non avere alcun senso, e risulterà impossibile distinguere una vallata da una cresta. Ma con un po’ di esperienza sarà possibile identificare con precisione tutti i tratti che costituiscono il paesaggio.

L’intervallo tra le curve di livello varia a seconda della cartina. Su alcune cartine lo spazio tra due curve indica un dislivello di 10 metri, su altre di 25 o di 100 e così via. Per capire di che dislivello si tratta basta guardare la legenda. In questo modo, semplicemente contando le linee che ci sono tra il punto di partenza e il punto d’arrivo della nostra escursione potremo capire quanto dislivello dovremo fare. Per rendere il tutto più semplice, le linee che demarcano i cento metri sono più spesse, così da risultare più chiare.

Oltre a calcolare il dislivello, le isoipse indicano anche quanto ripido è il terreno. Infatti, se le curve sono molto vicine tra loro indicheranno un terreno molto ripido, mentre se sono più distanti indicheranno un terreno più dolce e pianeggiante. Con un po’ di pratica diventerà più facile identificare le varie caratteristiche del terreno, come creste, passi o cime, basandosi solo sulle curve di livello.

Le curve di livello ci aiutano a capire quanto è ripido il terreno.

Scala e distanza

Per poter stare su un foglio di carta, le dimensioni di ogni porzione di territorio vengono “ridotte” secondo una scala precisa. La maggior parte delle cartine escursionistiche adottano una scala di 1:25 000, e ciò vuol dire che ogni centimetro sulla cartina equivale a 250m reali. Per renderci la vita ancora più semplice, la maggior parte delle cartine è divisa in riquadri di 4cm x 4cm, che corrispondono a 1km2 reali. In questo modo risulta piuttosto facile misurare la distanza di un percorso semplicemente utilizzando la cartina.

Ogni riquadro indica un chilometro.

Questi riquadri, inoltre, sono utili per risalire alle coordinate della posizione in cui ci troviamo. Ogni riquadro è identificato attraverso dei numeri precisi, che si possono ricavare semplicemente leggendo la cartina, e questi numeri formano le coordinate. Saper ricavare le coordinate della nostra posizione sarebbe fondamentale nel caso ci trovassimo in una situazione di difficoltà e dovessimo chiamare i soccorsi.

Come già accennato, la scala 1:25 000 è la più utilizzata per le carte escursionistiche in quanto permette di fornire un’elevata quantità di dettagli. Ma non sempre questa scala è la più indicata. In alcuni casi, infatti, sarà più utile una scala con un minor numero di dettagli. Ad esempio, se stiamo per intraprende un trekking di più giorni e il nostro percorso è lungo diverse centinaia di chilometri, una scala 1:50 000 sarà più adatta in quanto una sola cartina coprirà un’area più grande. Oppure, se siamo in macchina, non ci interesseranno particolarmente i dettagli e potremo utilizzare una scala 1:250 000.

Strade e sentieri

La cartina è in grado di dirci su che tipo di sentiero si svolgerà in nostro percorso. I vari sentieri sono infatti segnati con simboli e colori diversi. Per esempio, una strada forestale è segnata con una doppia riga bianca, un sentiero comodo e largo è segnato con una riga rossa continua, mentre un sentiero un po’ più stretto e impervio con una riga rossa tratteggiata. E ancora, una via ferrata o un sentiero attrezzato sono segnati con una linea rossa formata da piccole croci, mentre una traccia di sentiero non segnalata con una linea nera, continua o tratteggiata.

Legenda che indica i diversi tipi di sentieri.

 

Oltre alla traccia, sulla cartina sono poi segnati anche il numero o il nome dei vari sentieri così come i punti d’appoggio che si possono trovare lungo il sentiero stesso, come malghe, bivacchi e rifugi.

Quindi, con un primo semplice sguardo alla cartina, sarà possibile identificare i percorsi principali e capire di che tipo di sentieri si tratta: se sono comode strade forestali ben segnalate e adatte a tutti o tracce appena accennate che richiedono un livello di esperienza maggiore.

Questi sono solo alcuni consigli base per cominciare a orientarsi nel mondo della cartografia. Io credo che, oltre ad essere una competenza decisamente utile sia per la programmazione di un’escursione che in caso di emergenza, saper leggere la cartina può farci apprezzare di più il territorio in cui ci troviamo. Ci aiuta a capire meglio la nostra posizione in relazione al luogo stesso in cui ci troviamo e a ciò che ci circonda. E vuoi mettere la soddisfazione di arrivare in cima e saper riconoscere le montagna circostanti?

Il posto perfetto per cercare di riconoscere tutte le guglie del Monte Bianco.

Quindi il mio consiglio è di partecipare a un corso specifico, tenuto da una guida alpina o da un accompagnatore di media montagna, portarsi sempre dietro una cartina e fare tanta pratica. Perdersi per poi ritrovarsi, per un escursionismo più consapevole.


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