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Bollettino valanghe: come interpretarlo

Gradi di pericolo, simbologia e tutto quello che bisogna sapere sul bollettino valanghe

Scritto il
da Luca Tessore

Che siate ciaspolatori, scialpinisti, snowboarder o interessati a raggiungere il rifugio soltanto per la fumante polenta, vi è capitato almeno una volta (speriamo qualcuna in più) di parlare di bollettino valanghe. La tendenza è quella di fermarsi a una rapida consultazione che sa più di semaforo in un incrocio: “Rosso non vado, verde vado tranquillo attraverso ad occhi chiusi, giallo? Lancio la monetina e poi si vedrà”.

Non voglio tirare conclusioni affrettate seconda quella che è una mia personale percezione, ma penso che una buona fetta si fermi a questo tipo di ragionamento. Come ogni animale cerchiamo la strada più corta per arrivare all’acqua, il problema non è tanto che poi qualcuno all’acqua non ci arriva ma piuttosto sapere che sarebbe bastato un minimo di ragionamento in più per evitare l’irreparabile. Quindi noi faremo la strada più lunga.

Come nasce il bollettino valanghe

Esempio di bollettino valanghe per la regione autonoma Valle d’Aosta per la data 19 gennaio 2021

Per prima cosa si indaga lo stato del manto nevoso, quindi i tecnici responsabili dovranno capire per ogni settore qual è la situazione generale analizzando i dati nivometrici e meteorologici. In questo modo si avrà una panoramica della situazione attuale del manto, questo è il primo punto chiave da comprendere: il grado di pericolo indicato sul bollettino corrisponde ad una situazione generale su un’area vasta (> 100 km²), quindi non è puntuale. Questo concetto sta alla base per sfruttare al meglio il bollettino, ma vedremo tra poco cosa significa in termini pratici.

Una volta emesso, il bollettino descrive il giorno successivo, quelle seguente e una tendenza. Quindi la prima regola è quella di controllare la data di emissione, le condizioni mutano durante una mattinata figuriamoci da un giorno all’altro, il bollettino non è un settimanale.

I gradi di pericolo

Adesso ci troviamo davanti al bollettino. Questo può apparire diverso fra regioni e Paesi, ma in realtà le parti salienti sono oggi standardizzate (dal 1993); così gradi di pericolo, colori e simboli nonché la terminologia parla a tutti nello stesso modo.

Simbologia e descrizione della scala di pericolo valanghe

La scala di pericolo è suddivisa in 5 gradi di pericolo, e a differenza dei luoghi comuni che attribuiscono ai gradi di pericolo bassi un sentimento di sicurezza assoluta, possiamo notare come anche con grado 1-debole le valanghe sono possibili. Se prendiamo in mano i dati sugli incidenti da valanga in Italia dal 1993, noteremo che la maggior parte degli incidenti avviene con grado di pericolo 3 seguito dal grado 2 e poi grado 4; gli estremi grado 1 e 5 hanno una bassa percentuale sul totale.

Andamento incidenti da valanga in relazione al grado di pericolo dalla stagione ‘93/’94 alla stagione 2019/2020

Ragioniamoci su:

il grado 1-debole esprime una buona condizione del manto nevoso e tranne nei casi in cui si vanno a cercare proprio quelle aree circoscritte o pendii molto ripidi si possono fare quasi tutte le gite in sicurezza.

All’opposto con grado 5-molto forte, grazie anche ad un buon lavoro di prevenzione (chiusura impianti di risalita, chiusura rete stradale, diramazione di allerta pericolo, etc…) si fa una buona scrematura e la maggior parte dei frequentatori cambia programma, anche se a volte c’è chi ad una birra con gli amici preferisce “ghisarsi” le gambe con la neve fino al collo, per poi non riuscire nemmeno a scivolare a valle (anche in questo caso il troppo stroppia, non si dice così?!).

Le cose peggiorano quando ci troviamo davanti i gradi 2 o 3. Il grado 2, indica instabilità solo su alcuni pendii e il sovraccarico per causare un distacco deve essere forte (sciatore che fa le serpentine o per esempio un’alpinista che cammina). In questo caso le condizioni sono quasi ovunque buone ed è per questo che spesso gli incidenti avvengono, perché ci si dimentica di quelle aree più ripide o più fredde (dove sono magari rimaste criticità che non hanno subito il metamorfismo delle aree circostanti) o dove il vento ha soffiato e ha accumulato, e quando ci si trova ormai nel mirino è facile essere coinvolti in un incidente.

Con una frequenza media di incidenti da valanga del 59 % in condizioni di grado 3, siamo difronte alla trappola più efficace. Dal 1993 ad oggi rimane il grado in cui si registrano più incidenti in assoluto. Su questo si possono tirare molte conclusioni, ma mi sembra più efficace trarne solamente una: il grado di pericolo 3 può essere considerato come la linea delle boe bianche al mare oltre la quale si può andare, ma da lì in avanti si deve saper nuotare bene. Il grado 3 sebbene a metà della scala di pericolo non indica una condizione intermedia di pericolo, bensì MARCATA, termine che deve far riflettere sulle possibilità delle gite. Rifacendosi all’esempio del mare, da qui in avanti non si tocca più e l’illusione di essere comunque al sicuro perché le boe rosse (grado 4 e 5) sono in lontananza non deve distrarci dal fatto che non serve un oceano d’acqua per annegare; quindi è bene non affidarsi all’improvvisazione e sapere cosa si sta facendo. Ora dovremmo avere chiaro che ogni grado di pericolo merita attenzione, la lettura del bollettino è soltanto all’inizio.

Inclinazione e Sovraccarico

Questi due termini sono strettamente legati al grado di pericolo stesso. Questo perché entrambi sono all’origine di ogni tipologia di valanga. Senza inclinazione non potrebbero esistere le valanghe (talvolta sono sufficienti pendii poco ripidi per il distacco), e senza sovraccarico accidentale quelle provocate. Quindi è bene capirne a fondo il senso rapportato al grado di pericolo, così che quando leggeremo un grado di pericolo non ci vedremo soltanto un colore e un numero.

La maggior parte degli incidenti da valanga avviene su pendii ripidi (30°) ai quali bisogna prestare attenzione già con pericolo 2. Con grado di pericolo 3 i pendii molto ripidi (35°) sono da evitare. Con grado 4 rimangono poche aree sicure, in questo caso uscire significa conoscere davvero bene il territorio, le valanghe naturali possono raggiungerci nelle aree di scorrimento o accumulo; in questo caso trovarsi in aree pianeggianti (apparentemente sicure) conta poco, piuttosto prestare attenzione alla morfologia dei pendii che ci circondano. Con grado 5… partitina a Monopoly?

Se siete incerti sulla pendenza e vi trovate su un pendio dubbio un metodo rapido per valutare l’inclinazione consiste nel posizionare a piombo un bastoncino e l’altro perpendicolarmente ad esso ed osservarne la posizione; se l’impugnatura è a metà dell’asta significa che siete su una porzione di pendio di 27° (pendenza di riferimento, da qui in avanti le valanghe sono tendenzialmente più probabili) quindi in relazione al grado di pericolo valutare come procedere.

Descrizione inclinazione dei pendii in base alla classificazione usata nei bollettini

Per i gradi di pericolo 1 e 2 le valanghe sono causate principalmente da un forte sovraccarico, quindi se si evitano pendenze elevate in aree indicate nel bollettino si sta facendo un buon lavoro. Dal grado di pericolo 3 in su le cose peggiorano perché aumenta la possibilità di valanghe spontanee, quindi oltre al sovraccarico si dovrà prestare maggiore attenzione alla tipologia di pendii che si hanno attorno. Sebbene il nostro peso non varia sensibilmente durante una gita il sovraccarico sì. Più il sovraccarico aumenta più sono probabili rotture dei punti deboli, così la stessa porzione del pendio può risultare stabile in salita e cedere in discesa.

Tipologie di sovraccarico

Si vedono spesso escursionisti con o senza ciaspole talvolta in posti improbabili (fate un giro sui Breithorn se non ci credete), ignari del fatto che quel tipo di progressione rientra sempre in un forte sovraccarico!

Simboli principali

Il bollettino evidenzia i punti salienti con la simbologia; oltre a quella ormai nota dei gradi di pericolo, troveremo indicati:

  • Luoghi pericolosi: esposizioni e quote
  • Criticità legata al manto: neve ventata, strati deboli, neve bagnata, neve fresca, valanga da slittamento
  • Situazioni atmosferiche: vento, temperature, etc…

Questi simboli riassumono la parte testuale aiutandoci a evidenziare le criticità, e di conseguenza gli itinerari più sicuri per quella giornata.

Simbologia dei bollettini

Scelta della meta

In buona sostanza sfruttare al meglio il bollettino significa ipotizzare quali condizioni andremo a trovare lungo l’itinerario della meta a partire dalle condizioni generali indicate. Un lavoro per niente semplice che, inoltre come si può intuire, richiede anche un’ottima conoscenza del territorio (motivo per cui informarsi dai local, quelli giusti, è sempre una buona prassi quando ci si muove in nuove località). Un aiuto ci viene dato dalle cartine o per i “new school” dalle app cartografiche, dove a partire dal percorso si dovranno individuare le aree critiche (rifacendosi a quanto descritto sul bollettino) dettate principalmente dall’esposizione ed inclinazione dei pendii.

Rappresentazione grafica di come sfruttare al meglio il bollettino: individuare sull’area vasta della regione la località in cui si intende effettuare l’escursione, in seguito per mezzo di APP o cartine individuare le eventuali aree critiche indicate nel bollettino e di conseguenza valutare il da farsi (elaborazione di un’immagine dall’App Fat Map)

La scelta della meta e la valutazione della fattibilità in relazione al grado di pericolo deve essere fatta in relazione al gruppo e non al singolo “fenomeno”, quindi considerare le caratteristiche del gruppo come il numero di partecipanti, la disciplina dei membri e l’omogeneità di prestazione sia in salita che in discesa tenendo come riferimento chi ha meno capacità.

Approvata la destinazione da casa, si dovrà superare l’ultimo step al parcheggio; se arrivati sul posto ci si accorge che la situazione è peggiore di quella attesa, si dovrà tenere in considerazione di cambiare meta o progetti, (p.s. cosa non sempre facile in un gruppo soprattutto se numeroso).

Durante l’escursione

A questo punto, se avete fatto bene il lavoro di pianificazione, non resta che valutare le condizioni lungo il percorso facendo attenzione ai segnali di pericolo (ne abbiamo parlato QUI). Resta fondamentale durante l’escursione avere chiara la panoramica dei punti critici lungo il percorso in modo da muoversi di conseguenza, tenendo presente che più il grado di pericolo è alto, più sono possibili valanghe naturali, più grandi e in più aree. Inoltre il sovraccarico necessario a causare un distacco si ridurrà notevolmente.

Un ultimo focus sui tre fattori meteorologici principali: nuove nevicate, vento e temperatura. Questi tre fattori sono da tenere in considerazione con qualsiasi grado di pericolo in quanto l’instabilità ruota attorno a queste tre variabili meteorologiche e avere chiaro cosa è successo nei giorni precedenti e cosa è previsto durante la giornata, è un ulteriore passo in avanti per mitigare il rischio e aumentare la propria consapevolezza su come, quando, e dove muoversi sulla neve.

Non rimane che godersi la giornata, questo stare in mezzo alla neve è costato un po’ d’impegno, ma ci si deve abituare all’idea che il divertimento in montagna è sempre fortemente legato alla sicurezza.


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