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Ski business

Scritto il
da Redazione outdoortest.it

Dal blog di Alfredo Tradati

In tempi di crisi si dice sia il momento di volare alto, di progettare e rischiare. Per questo occorrono persone che guardano lontano e hanno il coraggio di credere in ciò che vedono fino al punto di realizzarlo. Lo ski business oggi è orfano di tali figure, e i risultati si vedono.

Non c’è bisogno di essere ipertecnologici per comprendere il valore di innovazioni che hanno cambiato (in meglio) le abitudini di milioni di persone nel mondo. Comunicazione, scambio di informazioni, cultura, divertimento. Tutto a portata di mano, con un solo strumento. Frutto di una visione di molti anni prima. Sto parlando di un uomo, Steve Jobs, che ha sempre seguito il suo istinto, nel bene e nel male, dando corso e seguito ai sogni e credendo fortemente che una visione nasce nella fantasia ma è più vicina alla realtà di quanto non si pensi. Con la sua morte, il mondo ha perso un “motore di ricerca” formidabile.

Cinque anni fa’, il nostro piccolo mondo invernale ha perso il suo “Steve Jobs”, il suo unico, vero visionario, Erwin Stricker. Chi ha conosciuto l’uomo lo ricorda espansivo, comunicativo, preso dal filo della propria fervida immaginazione fino al punto di non accorgersi, a volte, di oltrepassare il limite della comprensione altrui.

In un ambiente statico, falsamente innovativo, come quello dello sci, Erwin si muoveva spesso come un elefante in cristalleria, sbattendo in faccia a tutti la propria idea del futuro come ovvia, unica, ineluttabile. E questo gli ha fruttato non pochi denigratori. Ma il tempo, si sa, da torto o ragione. Basta aspettare.

Sono passati quasi venticinque anni da quando il pioniere di Bressanone si è messo in testa che il futuro dello sci sarebbe stato il noleggio e non la vendita. Li ricordo allora i responsabili dei grandi marchi scuotere la testa, sorridere, affermare con assoluta “verità” che, in Italia, questo non sarebbe mai accaduto. Oggi la quota del noleggio viaggia oltre il 36% dell’utenza e degli stimati 170.000 (!) paia di sci venduti annualmente nel nostro Paese, una significativa componente è proprio destinata al noleggio (quota che cresce, mentre la cifra totale a malapena ristagna). Chissà come commenterebbero adesso.

Lo stesso accadde a metà degli anni ’90, quando il carving si affacciò sulla scena tra l’incredulità e la sfiducia proprio degli stessi importatori e distributori italiani, convinti che da noi non avrebbe funzionato… Mancanza di visione? Forse qualcosa di peggio.

Una cosa invece è certa, se Erwin fosse qui non perderebbe certo tempo a mettersi le medaglie al petto, a sottolineare la giustezza delle sue intuizioni. Semplicemente si starebbe già interessando ad altro, la Cina, la Russia, i nuovi mercati, i nuovi servizi, insomma tutto quello che non c’è ma ci sarà e nella sua testa già prende corpo.

Quella del visionario non è una strada comoda e ricca di riconoscimenti. Il suo compito è quello di vivere un’altra dimensione, di essere al centro delle contraddizioni, bersaglio di chi fa dell’immobilismo la sua ragion d’essere e vede come il fumo negli occhi che agita le acque, chi trascina al cambiamento.

Stay foolish, stay hungry, diceva Jobs ai giovani. Stricker era d’accordo. Il panorama è piatto ma la speranza di incontrare di nuovo un personaggio simile non deve morire. Mettiamoci a cercare.


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