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Punture di vespa, api e simili: cosa fare e cosa no

Come si manifestano le punture di imenotteri, come trattarle e come prevenirle

Scritto il
da Redazione outdoortest.it

Le punture di vespa, api e in generale di imenotteri, sono un classico della bella stagione, e a chi frequenta la montagna prima o poi capita di subirne qualcuna. Nella maggioranza di casi implicano un po’ di dolore, gonfiore e fastidio, ma talvolta possono anche essere pericolose. Ma quando dobbiamo allarmarci? Quali sono i comportamenti migliori da tenere per prevenire e per curare? Inauguriamo con questo articolo una serie di approfondimenti dedicati alla medicina di montagna: ecco allora tutto quello che c’è da sapere sul tema spiegato da Gege Agazzi, medico di professione, membro Società Italiana di Medicina di Montagna e della Commissione Centrale Medica CAI.

 

VESPE, API E SIMILI: GLI INSETTI PIU’ VELENOSI IN NATURA
L’ordine degli Imenotteri, famiglia degli Artropodi, comprende circa centomila specie ed è una famiglia molto grande di cui fanno parte gli insetti velenosi più diffusi in natura: Vespidi, gli Apidi e i Formicidi. Il nome di questi insetti deriva dalla forma delle due paia di ali trasparenti e membranose. I morsi di api, vespe, calabroni, bombi, e formiche non costituiscono in genere un grosso problema ad eccezione di quegli individui che sono particolarmente sensibili.

 

COME PREVENIRE
Il 75% delle punture di vespa avviene di giorno. Qualora ci si trovi in zone molto frequentate dagli imenotteri come il periodo della fioriture in montagna, si devono opportunamente coprire alcune parti esposte del corpo con cappelli, pantaloni lunghi, camicia a maniche lunghe. È bene non indossare sandali, ma calzature idonee che coprano i piedi. Gli indumenti scuri o con disegni floreali attraggono gli imenotteri. Vanno usati deodoranti privi di profumo e si deve rimuovere il sudore al termine di un esercizio fisico. Gli insetti vengono, infatti, attirati dai profumi dei deodoranti e dal sudore. Anche i cibi e le bevande devono essere posti al riparo il più possibile, e così i rifiuti. Occorre tener sempre a portata di mano repellenti e insetticidi. Una corretta educazione sanitaria e un’adeguata prevenzione rappresentano un ottimo mezzo per diminuire le punture provocate dagli imenotteri soprattutto in coloro che praticano attività all’aria aperta e nei bambini, che sono più vulnerabili. Infine è buona abitudine portare braccialetti o collane che indicano che l’individuo è allergico alle punture di imenotteri.

 

COSA FARE IN CASO DI PUNTURE DI VESPA
In un soggetto non sensibilizzato basta raffreddare la zona della morsicatura con impacchi di ghiaccio o acqua fredda per alleviare i sintomi e rallentare la diffusione del veleno. È bene sollevare l’arto colpito ed applicare un laccio emostatico per evitare che il veleno si diffonda. I pungiglioni lasciati sulla pelle dovrebbero essere tolti raschiando (lametta o ago), piuttosto che rimossi con le semplici mani o con delle pinzette per evitare che più veleno venga sparso sul sito della morsicatura. Semplici rimedi come il lievito per il morso di ape o l’aceto per quello di vespa sono di solito di scarso giovamento come pure lo sono gli stick del commercio. E’ bene disinfettare con molta accuratezza la sede del morso per evitare l’instaurarsi di infezioni di origine batterica. Gli antistaminici orali possono essere utili quando la reazione locale è marcata e, raramente, gli steroidi orali possono essere impiegati per accelerare la risoluzione del gonfiore. In caso di vivo dolore si possono somministrare antidolorifici.

I soggetti vittime di diverse punture di vespa, api o altro tipo di imenotteri o che abbiano sviluppato una reazione allergica devono recarsi presso un pronto soccorso ospedaliero. Gli individui con pregressa storia di reazione allergica devono portare con sé una fiala di adrenalina con siringa o autoiniettore, farmaci antistaminici o cortisonici. Per i soggetti a rischio è utile sottoporsi a immunoterapia specifica. La desensibilizzazione con veleni purificati può bloccare la risposta anticorpale, evitando fenomeni di anafilassi nell’oltre 95% dei casi. Trattasi di una terapia molto diffusa che permette di ridurre di molto il rischio derivante dalla puntura da Imenotteri.

Vespa (foto di Zavidos-Wikimedia Commons)
Vespa (foto di Zavidos-Wikimedia Commons)

 

REAZIONI AL VELENO: I SINTOMI E QUANDO ALLARMARSI
Il veleno degli imenotteri è composto da diverse amine vasoattive, peptidi ed enzimi, responsabili dei sintomi sia locali che generali. Il veleno delle api e delle vespe è composto per lo più da proteine.  Il veleno dei calabroni e delle vespe causa il doppio di reazioni di tipo allergico rispetto a quella delle api. La dose letale di veleno è pari a 20 punture/Kg nella maggior parte dei mammiferi. Le reazioni anafilattiche non sono dose-dipendenti, né correlate al numero di punture. Le api lasciano conficcato nella pelle il loro pungiglione e muoiono successivamente. Le vespe, invece, perdono il loro pungiglione nell’8% dei casi. Vespe e calabroni possono pungere più volte. Si possono verificare quattro tipi di reazioni alla puntura causata da imenotteri: reazioni locali, reazioni regionali, reazioni anafilattiche sistemiche e reazioni da ipersensibilità ritardate. La puntura da imenotteri rappresenta una delle più diffuse cause di anafilassi nel mondo intero.

Le reazioni da punture di vespa possono essere immediate o ritardate, di tipo tossico, o di tipo allergico. Le reazioni di tipo tossico sono causate dall’azione del veleno che agisce sulle cellule e sui tessuti dell’organismo umano. Le reazioni di tipo allergico, invece, sono il risultato di una risposta del sistema immunitario che produce anticorpi specifici (IgE) che si combinano con il veleno dell’insetto liberando sostanze chimiche quali l’istamina che causano i sintomi che si associano alla reazione allergica stessa.

Le punture di vespa, ape e simili sono più frequenti su testa o collo, piede, gamba e braccio. In una persona non sensibilizzata una singola puntura è in grado di provocare dolore in sede locale, lasciando un segno nella parte del corpo ove si è verificata la puntura. Si tratta, in effetti, di una parte di tessuto cutaneo in rilievo, di colore biancastro, circondata da una zona arrossata. Possono essere presenti gonfiore (edema) e lieve bruciore. Il prurito è variabile. E’ comune per la reazione locale il diffondersi del gonfiore fino a raggiungere un diametro di 15 millimetri o più, e persistere per 24 ore.

Più punture in un soggetto non sensibilizzato, per lo più causate dal disturbo ad un nido di imenotteri, possono provocare vomito, diarrea, difficoltà alla respirazione, collasso (ipotensione e tachicardia) e, pure, infarto del miocardio, evento per fortuna molto raro. La dose letale di solito è quella provocata da un centinaio di morsi. Per soggetto sensibilizzato si intende una persona che ha sviluppato una reazione allergica, scatenata dal veleno di imenotteri: circa 1 persona su 200 risulta sensibilizzata e rischia uno shock anafilattico fatale causato da una singola morsicatura. Il più delle morti si verifica entro un’ora dalla puntura.

Le reazioni di tipo immediato si verificano entro 4 ore dalla puntura. Le reazioni locali vengono considerate le “reazioni normali” e di solito i sintomi diminuiscono o scompaiono entro 48 ore. Orticaria e respiro corto possono comparire nel corso di reazioni allergiche. Una reazione di tipo tossico può causare pericolo di vita, causando problemi cardiaci, shock e morte. L’anafilassi rappresenta la reazione più grave provocata dalla puntura di imenotteri, coinvolgendo vari organi contemporaneamente, compare entro pochi minuti dalla puntura, ma anche occasionalmente dopo un’ora. I sintomi sono costituiti da prurito, orticaria, starnuti, nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, disturbi cardiaci, gonfiore della gola, grave insufficienza respiratoria, abbassamento della pressione arteriosa, perdita di conoscenza, stato di shock. È sempre importante raccogliere i dati anamnestici del soggetto che è stato punto e identificare il tipo di imenottero.

 

 

G.C. Agazzi

 


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