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Alto Adige, i conservatori della neve

Le temperature sotto lo zero favoriscono l'uso intensivo di cannoni per la produzione di neve programmata

alfredo tradati Scritto il
da Alfredo Tradati

Le piste innevate del Plan de Corones Piste innevate a Anterselva Piste innevate in Val Pusteria Piste innevate allo Speikboden Innevamento sulle piste dello Speikboden

L’inverno 2016 sembra la fotocopia di quello del 2015. Sole, secco, niente neve. Ma una cosa è diversa e fa la differenza: la temperatura. Sebbene non si possa parlare di clima polare, in Alto Adige il termometro scende costantemente sotto lo zero di notte e, sempre più spesso, anche di giorno, così da consentire l’utilizzo intensivo dei cannoni per la produzione di neve programmata.

Il panorama tipico di questo periodo prenatalizio nelle valli del Sud Tirolo, pertanto, è caratterizzato da sbuffi di polvere bianca proiettati sul cielo azzurro e strisce di neve altrettanto candida (addirittura troppo bianca per essere vera) sul marrone dei prati dove normalmente scorrono la piste di discesa.

L’ambiente è surreale. Da un lato la maestria e l‘esperienza dei tecnici impiantisti dediti alla produzione di neve, che sono in grado in poche nottate di accumulare tonnellate di neve vera (anche se non cade dal cielo), fatta di acqua, aria e freddo, per poi distribuirla con precisione millimetrica sulla superficie destinata allo sci; dall’altro l’inventiva degli appassionati di outdoor più adattabili, che di fronte alla parsimonia di precipitazioni non rinunciano all’azione e escono sul campo, oltre che con gli sci,  a piedi, di corsa, su due ruote.

Facciamocene una ragione: gli inverni attuali e futuri avranno un aspetto differente e la neve non sarà più una costante assicurata, perlomeno quella naturale. Alla faccia di chi nega i cambiamenti climatici, Donald Trump per primo, la realtà è qui da vedere e toccare con mano, e bene la conoscono gli operatori del settore che da anni investono gran parte del loro fatturato proprio per produrre la sostanza base del proprio business.

Ma da ottimisti irriducibili come siamo, per vedere il bicchiere mezzo pieno, possiamo osservare un fenomeno che a partire dalla passata stagione, iniziata nel peggiore dei modi (no neve, no temperatura, no piste), ha fatto capolino non solo in Alto Adige, ma anche in Trentino, Lombardia, Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, persino in Abruzzo: la resilienza.

Si, la capacità di adattamento dell’appassionato di outdoor invernale che, di fronte alle difficoltà oggettive nel praticare lo sport preferito e d’abitudine, lo sci, ha reagito prontamente modificando le sue abitudini e tornando sul campo con altri mezzi e altre motivazioni.

Un segnale interessante che è stato colto da una parte degli operatori del settore, in Alto Adige per primi, che sono stati in grado anch’essi di reagire in tempo reale salvando la prima parte di stagione che altrimenti si sarebbe rivelata del tutto fallimentare.

Quest’anno la lezione sembra sia stata ben assimilata e, pur sperando in tanta neve al momento opportuno, impiantisti, noleggiatori, negozianti, albergatori sono pronti a proporre alternativeextra sci” ai vacanzieri natalizi e delle settimane “bianche”. Il messaggio è chiaro: la montagna è bella tutto l’anno, in tutte le sue varianti, anche quelle più imprevedibili. Provare per credere.


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